il finto marmo o imitazione del marmo

 In Tecniche pittoriche - Articoli DE/AR

Marmo (dal greco, “pietra splendente”) si definisce “ogni pietra la cui superficie è capace di prendere una lucidatura decorativa”, dando  un’aria di formale solidità e di opulenza all’ambiente che lo circonda.

Non a caso, il marmo è stato il materiale da costruzione più pregiato fin dall’antichità greca  e romana.

Pittori e decoratori cominciano a imitare il marmo con la pittura (“marmorizzazione”) principalmente per due ragioni: anzitutto, i costi per estrarre, tagliare e lucidare  il marmo lo rendeva un materiale assai caro e il trasporto dalle cave -situate soprattutto in Italia e in Francia – fino alla destinazione era assai costoso.

In secondo luogo, gran parte dei marmi, trattandosi di un materiale molto compatto, si comportava bene se compressa ma non in tensione: poteva quindi  essere usata in blocchi per colonne e muri , o in lastre per pavimentazione o come sottile rivestimento, ma non si prestava invece per soffitti , aggetti e travature. Di conseguenza, anche quando il costo non era un problema, il marmo veniva spesso usato in combinazione con la sua imitazione dipinta. Le prime imitazioni di marmo le troviamo nella pittura romana dei dipinti della “Villa dei Misteri”  di Pompei, dove le scene di genere su fondo rosso sono incorniciate  da riquadri che imitano lastre di marmo o pietre ornamentali lucidate.

Le tecniche più sofisticate del finto marmo vennero perfezionate con il Rinascimento,  in Italia e poi in Francia . Raffaello e il prodigioso “staff” di pittori attorno a lui raccolti, attraverso lo studio delle antichità classiche, recuperano l’uso dell’imitazione del marmo come elemento decorativo.

Nelle Logge Vaticane, a palazzo Madama, e alla Farnesina marmi dipinti occhieggiano continuamente da specchiature e lesene, alternandosi a stucchi e a figurazioni naturalistiche   con un effetto straordinario. Nel Manierismo questa tecnica esecutiva si diffonderà  in tutta Europa e  si iniziò a conoscere il procedimento di  marmorizzazione per galleggiamento di colore,  con le prime carte decorate a mano a imitazione  delle variegature delle pietre.

Attorno alla metà del Seicento, poi, in Baviera e in Emilia , comparvero   le prime manifestazioni di stucchi a  perfetta  imitazione del marmo con tutte le sue varietà. E’ la tecnica del “marmorizzato in gesso  scagliola” usato principalmente per rivestimenti di pareti, arredi domestici, ambienti ecclesiastici.

Questo singolare procedimento ebbe uno  sviluppo grandissimo, fino ad  arrivare all’ imitazione dell’intarsio.

Nel periodo Neoclassico, l’imitazione del marmo in ogni forma e con ogni tecnica si estese a nuove applicazioni ed espressioni, integrando le più sofisticate tecniche della tradizione settecentesca con l’impiego  sempre più diffuso dei colori ad olio.

Adatta ad ogni superficie, trasparente e brillante consente più morbide e sfumate realizzazioni. Cosi nell’Ottocento si può dire che in Europa quasi ogni città aveva i suoi bravi artigiani come Thomas Kershaw, John Taylor e Giovanni Strada  che realizzarono intere stanze con imitazioni che reggevano il più attento esame.

Francesca Bruni pubblicato giugno 2013 dalla rivista di arredamento DE/AR

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